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Come ci si aspettava e come ci si augurava le misure e i divieti previsti per la "zona arancione" hanno cominciato a mostrare gli effetti sperati: questa settimana, per la prima volta da due mesi le diagnosi di positività per Covid-19 in provincia di Reggio sono in calo. Si è scesi a 1.964 casi, dai 2.301 della settimana precedente. Un calo di quasi il 15%. Scendono anche i nuovi ricoveri nei reparti ordinari: da 95 a 84, un calo dell'11%. Per quanto riguarda l'occupazione di posti ospedalieri (il saldo tra nuovi ricoveri e dimissioni) la quota si ferma a 342, in calo rispetto ai 365 di sette giorni prima. Ancora in crescita purtroppo i posti occupati in terapia intensiva che salgono a 34 dai 29 della settimana scorsa. In discesa anche i numeri del contagio a Vezzano. Sono 14 le nuove diagnosi di positività in riva al Crostolo, in discesa dalle 21 della settimana precedente e dalle 29 di quella prima. Purtroppo da registrare anche un decesso, il secondo di questa ondata autunnale della pandemia, in cui il totale dei casi di positività ha raggiunto a Vezzano quota 120 (il 2,8% della popolazione). Negli ultimi 7 giorni i comuni reggiani con più diagnosi in rapporto alla popolazione sono stati: Novellara (interessata da un vasto focolaio all'interno di una residenza per anziani) Toano, Campagnola, Quattro Castella, Casina e Casalgrande. Quelli meno interessati dal contagio: Vetto, Sant'Ilario e Montecchio. Cosa ci attende ? Sicuramente altri giorni da "zona arancione" in attesa del nuovo decreto della Presidenza del Consiglio (le misure attuali scadono giovedì 3 dicembre), poi le valutazioni della "colorazione" in base ai dati più aggiornati che potrebbero riportare l'Emilia Romagna in "zona gialla". Gli ultimi dati sulla nostra regione registrano un indice RT in discesa poco sopra 1 (tra 1,06 e 1,09) ma anche una serie di dati meno confortanti: il numero di focolai è ancora in crescita, l'occupazione a livello sanitario ancora fuori soglia di allerta (34% terapie intensive, 49% reparti), un rapporto positivi su testati in crescita a quasi il 29% (dal 26% della settimana prima) e solo un 76,3% dei casi in cui è stato possibile svolgere "una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati". Questo è uno dei dati più importanti da osservare per il futuro: solo riuscendo ad abbassare decisamente i casi settimanali è possibile riprendere un tracciamento efficace e quindi una gestione della pandemia che permetta livelli di vita sociale ed economica più sostenibili. Una delle lezioni che ci aveva impartito la prima ondata: le pandemie non si vincono con le terapie intensive ma nel testare, tracciare, isolare. |
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